Le tematiche della Bibbia
I. La Signoria di Dio nella Creazione e nella Redenzione
Dio onnipotente è il Signore dei cieli e della terra. La Sua autorità è rivelata dal suo dominio sovrano su tutte le cose. Adamo ed Eva furono creati per governare in nome di Dio, stabilendo il Suo regno sulla terra per la gloria di Dio e per il bene dell’umanità. Il primo Adamo disobbedì e fallì nello stabilire il regno di Dio, il Secondo Adamo, che è Gesù Cristo, fu vittorioso.
II. Il storia dello sviluppo del Regno di Dio
Questo tema descrive il modo in cui il Signore sovrano ha agito nella storia umana al fine di glorificare se stesso e di stabilire il Suo regno, portando gli uomini alla salvezza. Al centro di questa attività c’è Gesù Cristo. Egli è il Redentore promesso ad Adamo ed Eva che sconfiggerà Satana per salvare il popolo di Dio (Genesi 3:15). Le leggi di Mosè, il sistema sacrificale, il regno d’Israele e le profezie dall’Antico Testamento fanno riferimento a Cristo, il Redentore messianico.
Attraverso lo svelarsi della storia della redenzione, la Bibbia affronta importanti temi della vita: amore, odio, paura, speranza, bisogno, desiderio, famiglia, denaro, lavoro, gioco, guerra, pace ecc. La Bibbia racconta storie vere, di persone realmente esistite, che hanno condiviso le stesse preoccupazioni che affrontiamo anche noi oggi, anche se vi sono naturalmente differenze tra i tempi passati e quelli presenti.
Visione globale della Bibbia: adorazione e relazione con Dio
I. L’Antico Testamento e la fede di Israele
A. L’Alleanza.
Nell’Antico Testamento l’alleanza fu l’elemento centrale con cui Dio mostrò il suo amore al popolo di Israele. Infatti Egli stabilisce sempre i termini del proprio patto, i quali affermano la Sua sovranità, il Suo dominio e l’obbligo del Suo popolo di essere fedele e obbediente. Il piano di Dio per redimere la sua gente si rivela in modo progressivo nelle alleanze che stabilisce con Abramo, Mosè e Davide.
1. L’Alleanza con Abramo : Genesi 15:9-21;17
Nell’alleanza stipulata con Abramo Dio gli promise una terra (Canaan), una nazione (Israele) e promise inoltre che lui sarebbe stato una benedizione per tutte le genti (Genesi 15:9-21;17). Abramo credette alle promesse di Dio e ubbidì fedelmente sottomettendosi al patto attraverso la circoncisione, simbolo della separazione dal peccato e della santità verso Dio.
2. L’Alleanza con Mosè : Esodo 19-24
Nell’alleanza stipulata con Mosè (Esodo 19-24), Dio promise che sarebbe stato il Dio di Israele, il suo protettore e difensore, e Israele promise fedeltà in quanto popolo di Dio. L’ubbidienza sarebbe risultata in benedizioni e vita (Deuteronomio 30:19-20); la disubbidienza avrebbe portato maledizioni e morte.
3. L’Alleanza con Davide : 2 Samuele 7:5-16
Nell’alleanza stipulata con Davide, Dio promise un trono e un regno eterni alla famiglia di Davide (2 Samuele 7:5-16). Quest’alleanza faceva riferimento al futuro Messia, Gesù, discendente di Davide, che porterà a compimento le promesse di redenzione di Dio.
B. La Legge
La legge definì la sostanza del patto di Dio con Mosè e con Israele. I Dieci Comandamenti, che stabiliscono i doveri dell’individuo verso Dio e verso gli altri, sono i principi generali di questo patto. Dopo aver dato i Dieci Comandamenti, Dio diede delle istruzioni riguardo l’adorazione e la vita sociale e politica del Suo popolo. La circoncisione aveva lo scopo di ricordare agli israeliti la loro devozione verso Dio, e nonostante questa simboleggiasse l’Alleanza stipulata con Abramo, era obbligatoria anche nel patto stretto con Mosè (Esodo 4:25-26; 12:44,48) in quanto simbolo dell’appartenenza a Dio. Il segno specifico dell’Alleanza stipulata con Mosè fu il Sabbath (31:12-17). Le leggi riguardanti il cibo stabilivano quali animali, uccelli e pesci potessero essere mangiati e come questi dovevano essere uccisi e cucinati.
C. Culti e Riti
1. Luoghi di culto
Dio diede istruzioni ben precise per la costruzione del tabernacolo, il luogo in cui Dio dimorava con il suo popolo. Questa tenda poteva essere spostata dovunque andasse il popolo e venne usata per il culto e per i sacrifici fino al tempo di Salomone. Inoltre, questa conteneva l’arca dell’alleanza, in cui Mosè pose le due tavole della Legge. Sopra l’arca c’era un coperchio d’oro puro conosciuto con il nome di propiziatorio, con un cherubino alato ad ogni estremità. Questo simboleggiava il luogo esatto in cui Dio venne incoronato.
La residenza permanente di Dio era il tempio di Gerusalemme, costruito da Salomone nel X sec. A.C. (1 Re 6-8). Il tempio era piccolo e somigliava al tabernacolo. Quando Babilonia conquistò la Giudea, nel 586 A.C, il tempio venne distrutto. Nel 515 A.C. Zorobabele e altri di ritorno dall’esilio ricostruirono una versione più semplice e meno costosa del tempio di Salomone. Il tempio venne spogliato dei suoi arredi dalle continue invasioni, e venne così portato alla rovina. Nel 20 A.C. Erode il Grande cominciò a ricostruire il tempio, completandolo nel 64 D.C., ma nel 70 D.C. questo fu completamente distrutto dalle armate romane.
Durante l’esilio i giudei si riunivano nelle sinagoghe per pregare e leggere le Sacre Scritture. Le sinagoghe venivano utilizzate come centri di culto, di istruzione e di giustizia e, dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, divennero il luogo centrale della vita religiosa ebraica.
2. Rituali: Atti di Culto
Anche se il sacrificio risale ai tempi di Caino e Abele, Dio definì la natura del sacrificio e le diverse tipologie di sacrificio solamente durante l’alleanza stipulata sul Sinai. Vi sono diversi tipi di sacrifici: quelli per il peccato, per la colpa, di farina, di riconoscenza e i sacrifici consumati dal fuoco.
Nelle offerte per peccato e colpa, l’animale sacrificale permetteva a Dio di perdonare il peccato: l’animale moriva infatti al posto del peccatore come sostituto del suo peccato. Il sangue dell’animale (la morte) rappresentava la vita dell’offerente, facendo riferimento all’adempimento finale offerto da Cristo, Colui che si sacrificò per tutti, portando il perdono e la salvezza a tutti coloro che ripongono in Lui la loro fede.
Le offerte di farina e di riconoscenza esprimevano gratitudine e ringraziamenti per la provvidenza di Dio, mentre le offerte consumate dal fuoco rappresentavano devozione e dedizione completa a Dio.
Le feste del calendario ebraico venivano celebrate in memoria della misericordia ricevuta da Dio e del bisogno di Israele per il perdono dei peccati, e celebravano anche la liberazione futura di Israele. Dio comandò che in questi momenti di gioia la nazione concentrasse la propria attenzione su di Lui.
Dio diede agli Ebrei il Sabbath, segno del patto stretto con Mosè (Esodo 31:12-17), un giorno di festa a settimana da dedicare al riposo e alla preghiera. Il Sabbath veniva celebrato il settimo giorno della settimana da famiglie e da piccoli gruppi che pregavano insieme. Dopo l’esilio il Sabbath veniva celebrato all’interno delle sinagoghe.
Durante l’anno gli uomini ebrei dovevano effettuare tre pellegrinaggi a Gerusalemme in occasione delle principali feste ebraiche. Queste erano la Pasqua, la festa di Pentecoste e la festa dei Tabernacoli. La Pasqua, la festività più importante, veniva celebrata per ricordare agli ebrei che Dio li aveva liberati dalla schiavitù in Egitto, facendo di loro la propria nazione. Il nome ebraico di questa festività “Pesach” in italiano significa “passaggio”. Questo termine si riferisce al fatto che Dio è passato oltre le porte segnate col sangue dagli ebrei, giudicando invece gli egiziani e portando la morte nelle loro case. La Pasqua ebraica veniva celebrata nella metà di Aprile, insieme alla Festa dei Pani Azzimi, che durava sette giorni. Nell’ultima cena Gesù celebrò la Pasqua con i suoi discepoli, conferendo un nuovo significato alla festività, in quanto Gesù identificò se stesso come l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
La Festa della Pentecoste, conosciuta anche come la Festa delle Settimane e del Raccolto, aveva la durata di un giorno e aveva luogo alla fine della mietitura, cinquanta giorni dopo la Pasqua. Dopo l’esilio, la festa di Pentecoste celebrava anche la donazione della Legge, e proprio in questo giorno i discepoli di Gesù ricevettero lo Spirito Santo che era stato loro promesso (Atti 2).
La Festa dei Tabernacoli (detta anche Festa delle Capanne) durava otto giorni, aveva luogo in autunno durante l’ultimo raccolto delle olive e della frutta. Durante questa festività le persone costruivano delle capanne per commemorare il tempo in cui la nazione viveva nelle tende in aree selvatiche.
Il Giorno dell’Espiazione era il più importante e solenne del calendario religioso ebraico. In questo giorno il sommo sacerdote sacrificava una capra per il peccato della nazione, entrava nel Santo dei Santi e spargeva il sangue dell’animale sul propiziatorio, per l’espiazione dei peccati di Israele. Espiazione significa coprire il peccato pagando per questo attraverso un sacrificio che rappresenta e sostituisce il peccatore. Secondo la Bibbia, un sacrificio di espiazione riconcilia l’individuo con Dio, come nemici che erano stati separati dal peccato. Dopo questa espiazione, il sommo sacerdote confessava i peccati commessi durante l’anno passato sulla testa di un’altra capra, la quale simboleggiava i peccati del popolo. Questa veniva infine liberata e allontanata, rappresentando così la rimozione dei peccati di Israele. Il giorno dell’Espiazione doveva essere celebrato ogni anno, e questo spiega il bisogno di una soluzione permanente contro il peccato. La morte di Gesù sulla croce rappresenta il sacrificio finale che porta la completa redenzione dal peccato.
D. I Leader Ebrei: Sacerdoti, Profeti, Scribi
I sacerdoti dell’Antico Testamento rappresentavano il legame tra un popolo peccatore e un Dio santo. Sul Monte Sinai Dio scelse tre gruppi all’interno della tribù di Levi, ai quali venne affidato il compito di servire nel culto d’Israele. Il compito principale di Aronne, nominato sommo sacerdote, veniva eseguito durante il Giorno dell’Espiazione, quando offriva il sangue nel Santo dei Santi. Eleazar, figlio d’Aronne, ricoprì lo stesso ruolo del padre, e i successivi sommi sacerdoti dovevano essere eletti dalla sua famiglia. Nel Nuovo Testamento, Gesù, il più alto Sommo Sacerdote, offre se stesso per i peccati del suo popolo.
Gli altri membri della famiglia di Aronne, in quanto appartenenti alla tribù di Levi, vennero eletti sacerdoti e furono divisi in ventiquattro gruppi. Questi offrivano sacrifici e servivano nel tabernacolo, mentre gli altri Leviti dovevano aiutare i sacerdoti nella cura del tabernacolo e, in seguito, in quella del tempio. Questi ultimi avevano diverse responsabilità: si occupavano di tenere in ordine gli arredi del tabernacolo e di erigerlo e smontarlo. Dopo la costruzione del tempio essi continuarono a ricoprire diversi ruoli al suo interno: a parte cantare e suonare nel tempio, diventarono i portieri, i guardiani e gli assistenti dei sacerdoti. Coloro che frequentavano il tempio offrivano un decimo del loro salario ai Leviti, i quali, a loro volta, ne offrivano un decimo ai sacerdoti.
Nell’Antico Testamento i profeti erano i portavoce di Dio, infatti, proclamavano la parola di Dio, predicevano il futuro, promettevano la liberazione che sarebbe arrivata con il Messia ed esortavano le persone al pentimento e all’obbedienza della legge. A volte Dio parlava loro in modo diretto, altre attraverso visioni e sogni. Spesso i profeti erano impopolari perchè denunciavano il peccato del popolo e predicevano il giudizio di Dio su Israele e le altre nazioni. In Deuteronomio 18 Dio dà la prova di un vero profeta: le sue parole si avvereranno. Infine Gesù Cristo adempì il messaggio dei profeti.
II. IL NUOVO TESTAMENTO E IL CRISTIANESIMO
Il Nuovo Testamento si sviluppa intorno alla vita, al ministero, alla morte, alla resurrezione e agli insegnamenti di Gesù Cristo. La sua venuta ha portato a compimento le promesse dell’Antico Testamento e ha annunciato l’arrivo del regno di Dio. La promessa di Dio di benedire tutte le nazioni attraverso Israele fu mantenuta tramite il Suo unico figlio Gesù, un ebreo della discendenza di Davide, il quale dona salvezza a tutti i giudei e i gentili che ripongono in Lui la loro fede.
A. Gesù Cristo.
1. L’Alleanza
Geremia profetizzò una nuova alleanza (Geremia 31:31-34) secondo la quale la Legge sarebbe stata scritta nei cuori delle persone e secondo cui Dio avrebbe perdonato i loro peccati per sempre. Questa profezia vivificò ulteriormente l’interesse di Israele verso il patto di Dio.
Durante l’ultima cena di Pasqua, Gesù si riferisce al suo corpo come il pane e il suo sangue come il vino, era lui l’agnello pasquale che veniva simbolicamente mangiato dai suoi discepoli come pasto dell’alleanza, e la sua crocifissione, il giorno seguente, fu alla base della nuova alleanza. L’alleanza Mosaica, o antica alleanza, fu stabilita quando gli israeliti promisero di rispettarne i termini e quando Mosè sparse su di loro sangue animale, il sangue dell’alleanza (Esodo 24:5-8), mentre il nuovo patto venne stabilito con il sangue di Gesù (Matteo 26:28), il cui sacrificio è superiore a quello animale (Ebrei 9:12-14).
Israele viveva sotto la maledizione di Dio a causa dei suoi peccati e non fu mai capace di obbedire in modo perfetto alla Legge di Dio. Sulla croce Gesù prese su di sè le maledizioni della legge per redimere la natura peccatrice dell’umanità (Galati 3:13). Quest’unico sacrificio permise a Gesù di togliere il peccato dal suo popolo e di stabilire una nuova alleanza (Ebrei 9:15,26). Inoltre, facendo risorgere Gesù dalla morte e facendolo sedere alla Sua destra (Efesini 1:20-23), Dio ha portato a compimento la promessa fatta a Davide (2 Samuele 7:11-16; Atti 2:22-36; 13:32-37).
2. Il Messia
Nel Vecchio Testamento il Messia viene descritto come il Re unto da Dio (Daniele 9:25-26; Salmo 2:2-9), che avrebbe portato a compimento l’opera di redenzione di Dio, giudicato i nemici d’Israele (Salmo 110:1-7) e stabilito il regno di Dio (Isaia 9:2- 7;11:1-9; Michea 5:3-4).
Nel periodo intercorso tra l’Antico e il Nuovo Testamento i giudei pensavano che il loro Messia sarebbe stato soprattutto un leader politico, che avrebbe sconfitto i nemici e stabilito un vero e proprio regno terreno. Sia gli ebrei che i samaritani credevano, inoltre, che il Messia sarebbe stato un profeta simile a Mosè (Deuteronomio 18:15- 16; Giov 6:14; Matteo 21:11; Luca 7:16) e quindi il mediatore di una nuova alleanza. A causa di queste aspettative politiche, durante il suo ministero, Gesù non dichiarò apertamente di essere il Messia, nonostante enfatizzasse il fatto che avrebbe portato a compimento le promesse dell’Antico Testamento. Spiegò, invece, ai suoi discepoli che avrebbe compiuto le profezie della venuta di un re messianico della discendenza di Davide (Salmo 2:7) attraverso l’obbedienza, la sofferenza, la morte (Il servo del Signore: Isaia 41:1-53) e la resurrezione.
Il modo in cui Gesù arrivò a Gerusalemme ricordò alle persone che il Messia era un re umile, che veniva a portare pace e non guerra. Inoltre, per non presentare se stesso come Messia, Gesù si descriveva come il Figlio dell’uomo, attribuendo un proprio significato a quest’espressione, la quale non veniva usata dagli Ebrei per riferirsi al Messia.
Gesù venne quindi cacciato dal suo popolo perché non corrispondeva alla figura del Messia come liberatore politico. Da una parte i sadducei volevano mantenere il loro potere politico e dall’altra i farisei non accettavano il modo negativo con cui Gesù giudicava le loro tradizioni, tra cui il suo modo di considerare il Sabbath (Matteo 12:2- 14), e inoltre, ritenevano blasfeme le affermazioni con cui dichiarava di essere Dio (Luca 5:21). Di conseguenza questi due gruppi si riunirono per accordarsi sulla sua morte (Marco 11:18).
Dopo la sua morte e resurrezione, quando ormai le speranze che lui fosse un leader politico terreno erano svanite, la predicazione cristiana si focalizzò sull’identità di Gesù in quanto Messia. Facendo risorgere Gesù dai morti, Dio proclamò che lui era il Messia, il liberatore promesso e il Figlio di Dio (Atti 2:31,36;3:18). Gesù siede ora alla destra del Padre (Salmo 110:1), il re dell’eterno regno dei cieli, che va ben oltre quello terreno in cui gli ebrei avevano sperato ai tempi di Gesù.
B. La Chiesa.
Dopo l’ascensione di Gesù, i suoi discepoli, riuniti a Gerusalemme, ricevettero lo Spirito Santo durante la festa di Pentecoste (Atti 2:1-4). Lo Spirito Santo è la terza persona della Trinità (2 Tessalonicesi 2:13-14; 1 Pietro 1:2). Nel Nuovo Testamento Dio rivela che vi sono tre persone in un unico Dio: Dio Padre, il Figlio (Gesù) e lo Spirito Santo, il quale, dopo il compimento del sacrificio di Cristo per il peccato, dimora in tutti i credenti, così come promesso da Ezechiele e da altri profeti dell’Antico Testamento. Lo Spirito Santo dona la potenza necessaria per obbedire alla legge di Dio, produce il frutto della giustizia nella vita dei cristiani (Galati 5:22-23) e offre i suoi doni alla chiesa (1 Corinzi 12; Romani 12:6-8).
La chiesa nacque nel periodo di Pentecoste, quando molti ebrei risposero alla predicazione di Pietro attraverso il pentimento e la fede in Cristo, in quanto Salvatore e Messia (Atti 2:14). Questi ebrei cristiani si incontravano per pregare, per cantare e per ascoltare l’insegnamento degli apostoli, incoraggiandosi a vicends nella fede (vv.42-47). Ma mano a mano che la chiesa cresceva, aumentò anche l’opposizione dei leader ebrei, i quali costrinsero gli ebrei cristiani ad abbandonare Gerusalemme. Essi continuarono a predicare il Vangelo ovunque andarono, portando, così, molti gentili ed ebrei alla conversione.
La chiesa si diffuse prima da Gerusalemme fino in Samaria (8:14-17), poi arrivò al di fuori della Palestina fino ad Antiochia (11:19-30), e in seguito si estese fino ad arrivare in Asia Minore, Grecia e Roma, portando a termine l’incarico che Cristo aveva assegnato ai suoi discepoli, di diffondere la Buona Novella alle altre nazioni.
Uno degli opponenti più accaniti della chiesa fu Saul, un ebreo molto devoto. Mentre Saul viaggiava verso Damasco con lo scopo di perseguitare i cristiani, Gesù apparve dinanzi a lui e lo chiamò per portare a termine un’opera speciale. Da allora Saul divenne Paolo, missionario di Gesù presso i gentili. Nei suoi viaggi, Paolo proclamò il messaggio della salvezza non solo agli ebrei nelle sinagoghe, ma anche ai gentili (Atti 9:15-16), e durante i suoi tre viaggi missionari diffuse il Vangelo nell’Impero Romano. In questo modo il Regno di Dio, iniziato con il ministero di Cristo, si diffuse nel mondo presso tutte le genti, senza distinzione tra ebrei e gentili.
Inizialmente, dopo la loro conversione gli ebrei cristiani continuarono a frequentare le funzioni del tempio e a celebrare le feste ebraiche. I cristiani, gentili ed ebrei, si incontravano nelle case per pregare di domenica, il primo giorno della settimana, in quanto quello era il giorno della resurrezione di Gesù (Atti 20:7; 1 Corinzi 16:2). Dopo la distruzione del tempio nel 70 D.C., gli ebrei cristiani smisero di celebrare il Sabbath e riconobbero la domenica come giorno di preghiera. Il culto effettuato dagli ebrei convertiti era simile a quello della sinagoga. Le prime chiese osservavano due sacramenti: la cena del Signore e il battesimo. La cena del Signore è un nuovo pasto di alleanza celebrato con il pane (simbolo del corpo di Cristo) e con il vino (simbolo del sangue di Cristo). Questo sacramento viene celebrato sia per ricordare il sacrificio finale di Cristo per espiare il peccato sia per celebrare la gloria futura del Suo ritorno. Giovanni Battista usò il battesimo come simbolo di pentimento, mentre dopo la Pentecoste, il battesimo dei nuovi cristiani divenne simbolo della loro nuova vita in Cristo: i cristiani sono morti al peccato, ma vivono in Cristo (Romani 6:4).