Quarta intervista con Sara Funaro - Assessore all’Educazione e Welfare del Comune di Firenze.
Abbiamo concluso il nostro ciclo di interviste dal tema: “Cosa salvi del 2020? Una speranza nell’anno del Covid-19”.
Quest’iniziativa ci ha permesso di condividere un messaggio di speranza in mezzo a tanta sofferenza. Il tema dell’ultima intervista è stato: La nuova realtà sociale nell’anno del Covid.
E’ stato un anno in cui abbiamo sicuramente notato un aumento del disagio sia a livello materiale che emotivo: le preoccupazioni economiche, l’ansia per la malattia, l’incertezza per il futuro, la paura per i contagi. La mia prima domanda è questa: Quanto l’essere costretti all’isolamento sociale sta influenzando lo stato psicologico della nostra società?
“E’ un piacere per me essere qui con voi. La domanda è una domanda semplice e molto complessa allo stesso tempo. In questo momento provo a spogliarmi dei panni del professionista ed entrare nei panni del rappresentante istituzionale perché da questa visuale si riesce purtroppo a vedere in maniera molto forte quelli che sono i disagi. Penso che una delle conseguenze più forti in questa pandemia sia stato il tema di dover rivedere completamente i rapporti. L’isolamento prima e successivamente l’entrare in contatto con le persone in maniera completamente differente è stato un duro colpo per noi che siamo un popolo abituato ad avere anche un contatto fisico. In qualche maniera con la pandemia siamo stati costretti a rivedere completamente le nostre abitudini.
Tutto ciò ha avuto delle conseguenze anche sui nostri bambini. L’ho visto molto sul versante della scuola. I più piccoli, nel momento in cui avevamo iniziato a riaprire alcune delle attività, dopo il lockdown, avevano delle grosse difficoltà a relazionarsi con i loro coetanei. Lo abbiamo visto con i nostri adolescenti, che sono quelli che hanno pagato un prezzo molto alto soprattutto con la didattica a distanza. E’ valso per le scuole superiori, per l’università e per tutti i livelli e tutti gli ordini e grado.
Abbiamo visto le conseguenze in maniera importante in quelle famiglie che vivono in un contesto meno benestante, piuttosto disagiato. Ad esempio, una famiglia che non ha un reddito altissimo e che ha vissuto questo periodo di pandemia all’interno di alloggi piccoli, con più persone, ha generato uno stress ulteriore.
I nostri anziani, i ragazzi con disabilità e con problematiche di salute mentale, sono quelli che hanno pagato e stanno pagando il prezzo più caro in questo momento.
E’ chiaro che da una parte ci sono le conseguenze dell’isolamento che hanno generato alcuni problemi da un punto di vista psicologico; dall’altra parte il dover riorganizzare le relazioni in una maniera completamente diversa ha generato anche conseguenze patologiche di un certo tipo.
L’ultimo elemento, che non è da sottovalutare, è che ci siamo dovuti abituare a vivere di fronte ad uno schermo, come stiamo facendo in questo momento. La domanda che mi sto ponendo è: quanto questo possa generare delle conseguenze da un punto di vista psicologico e anche da un punto di vista di dipendenza?”
Ho letto nella tua biografia una frase che mi ha colpito tanto. “Sono convinta che fare politica è mettersi al servizio degli altri”. Oggi, purtroppo, viviamo in una società in cui regna l’egoismo e l’indifferenza. Quale consiglio daresti a chi ci sta ascoltando e a chi ascolterà questa intervista successivamente, per esser meno egoisti e più propensi al servizio verso il prossimo?
“E’ molto facile dare un consiglio. Chiunque di noi, qualunque cittadino, che sia un amministratore, che sia un professionista, che sia una persona senza lavoro o in qualunque situazione si trovi, può provare, anche solo una volta, a tendere una mano verso il prossimo, a provare a mettersi vicino alla persona bisognosa e compiere piccoli gesti come offrire un caffè, portare la spesa a casa, fermarsi semplicemente a parlare con una persona, ecc. Penso che il provare questo tipo di sensazioni bastino a poter dare la risposta. Fare politica è occuparsi della comunità (il significato della parola è proprio questo). E la politica può essere fatta a tutti i livelli, per esempio iniziato a titolo volontario. Io ho iniziato tantissimi anni fa svolgendo il ruolo di amministratore sia a livello collettivo che personale. Ognuno si può occupare della polis della nostra comunità, delle nostre città. Questo per me è fare politica.
Sono convinta che tutti noi, ogni volta che proviamo a fare una buona azione, un’azione che tende la mano verso l’altro, si senta più ricco e diventi una persona migliore. Questo può aiutare davvero tanto.”
L’ultima domanda che volevo porti è la domanda che abbiamo rivolto a tutti i nostri ospiti. Cosa salvi del 2020?
“Ho difficoltà a rispondere a questa domanda perché salverei tante cose.
Ricordo quando, qualche mese fa, mi trovavo alla scuola Fanciulli per inaugurare un bellissimo Murales di Korczak, il maestro eroe che aveva salvato i bambini ed era finito in un campo di concentramento. Quel momento lo ricordo allo stesso tempo come drammatico e bellissimo perché mentre ascoltavamo i bambini raccontare quella storia, mi è arrivata in diretta la notizia che annunciava la chiusura delle scuole. Per cui ritrovarsi in una situazione festosa e dover dire a tutti che dal giorno seguente avrebbero dovuto stare a casa, mi ha fatto vivere un contrasto di emozioni che ricorderò per sempre.
Salvo il cuore dei fiorentini che, in tutto questo periodo, si sono mobilitati per aiutare moltissime persone in mille modi.
Salvo il fatto che la pandemia ha portato al centro dell’attenzione della politica temi importanti quai la sanità, la scuola e il welfare. Se non reggono questi tre pilastri crolla tutto il resto. Spero che tutto questo sia servito a farne tesoro per migliorare il nostro sistema. Poi l'ultima cosa che salverei è totalmente personale. Penso che questa pandemia ci abbia portato a vivere con calma la nostra quotidianità, ridando il giusto valore a quelle che sono le relazioni famigliari”.