I Libri della Bibbia


L’ANTICO TESTAMENTO

L’Antico Testamento contiene trentanove libri che descrivono un periodo di tempo che ha inizio con la creazione del mondo e termina con Esdra e Neemia (400 a.C. circa). Gran parte dell’Antico Testamento racconta la storia del popolo di Israele, la quale inizia con Abramo e continua fino al ritorno dall’esilio. I libri dell’Antico Testamento sono stati assemblati dai cristiani a seconda del tema e del tipo di scrittura e non seguendo un ordine cronologico. Nella Bibbia cristiana i libri dell’Antico Testamento sono suddivisi in cinque gruppi: Pentateuco, libri storici, libri poetici, libri profetici maggiori e profetici minori. La Bibbia ebraica invece è suddivisa in tre gruppi di libri: Legge (Torah), Profeti (Nebi’im) e Scritti (Kethub’im), suddivisi a loro volta in più libri per un totale di ventiquattro libri.

I. PENTATEUCO

I primi cinque libri dell’Antico Testamento (il Pentateuco) descrivono la nascita del mondo e della nazione ebraica. Gli ebrei chiamano questi libri la Legge, e Mosè ne è considerato l’autore.

Il libro della Genesi descrive come tutto ebbe inizio. Genesi 1-11 racconta la creazione, la caduta dell’umanità, l’alluvione e lo sviluppo delle nazioni. In Genesi 12 Dio elegge Abramo padre della popolazione ebraica, nella rimanente parte del libro viene narrata la storia di Abramo e dei suoi discendenti Isacco, Giacobbe, Giuseppe (i Patriarchi) e la nascita del popolo ebraico.

Il libro dell’ Esodo racconta il soggiorno in Egitto del popolo ebraico fino al momento in cui Dio assegna loro la Legge sul Monte Sinai. Dio sceglie Mosè per liberare il popolo dalla schiavitù, attraverso i Dieci Comandamenti, che riassumono la Legge su cui deve fondarsi la nazione.

Il libro del Levitico dà istruzioni più dettagliate riguardanti il culto di Israele, soprattutto sul sacerdozio e sui sacrifici. Dio sceglie il suo popolo affinché questo viva per Lui in santità.

Il libro dei Numeri descrive la vita di Israele nel deserto, prima sul Monte Sinai, dove Dio dà loro la Legge, fino all’arrivo a Kadesh Barnea, dove solo due spie ubbidiscono a Dio ed entrano nella Terra Promessa. In questo libro vengono raccontati anche i quarant’anni di peregrinazioni, conseguenza della disobbedienza di Israele.

Il libro del Deuteronomio raccoglie una serie di discorsi proclamati da Mosè agli israeliti al momento del loro arrivo nella Terra Promessa. Mosè ricorda loro le leggi di Dio, la disobbedienza verso Dio e la necessità di ubbidire la Legge di Dio una volta entrati nella nuova terra.

II. I LIBRI STORICI

Questo gruppo è formato da dodici libri che raccontano la storia di Israele dal momento in cui la nazione arriva nella Terra Promessa fino al 400 a.C. circa.

Il libro di Giosuè descrive la conquista della nazione avvenuta grazie a Giosuè, successore di Mosè. Sotto il suo comando viene fondata la nazione, suddivisa in seguito tra le dodici tribù.

Il libro dei Giudici si riferisce al periodo che ha inizio con la morte di Giosuè e termina con l’incoronazione di Re Saul. In questo periodo i giudici sono i leader, che secondo la volontà di Dio, hanno il compito di guidare Israele contro i nemici, ma dopo ogni vittoria il popolo si dimentica di Dio.

Il libro di Rut narra la storia di una famiglia che si svolge durante il periodo dei Giudici. La protagonista è Rut, una pagana, che grazie alla lealtà verso sua suocera, diventa parte della famiglia di Dio. L’importanza di questa storia risiede nel fatto che Rut è un’antenata di Gesù.

Primo Samuele racconta la storia di Israele, partendo dalla nascita di Samuele, profeta che elesse i primi due re di Israele, e termina con la morte di Re Saul.

Secondo Samuele descrive la guerra civile, che scoppia con la morte di Re Saul, e il regno di Re Davide, durante il quale Gerusalemme fu nominata capitale.

Il Primo Libro dei Re inizia con il regno di Salomone e la costruzione del tempio. Dopo la morte di Salomone, il regno fu diviso in due: il regno del nord (Israele, suddiviso tra dieci tribù) e il regno del sud (la Giudea, suddiviso tra due tribù).

Il Secondo Libro dei Re è il continuo della storia di Israele e della Giudea. A causa della sua infedeltà, Israele fu sconfitta dagli Assiri e occupata nel 722 a.C., mentre la Giudea fu occupata dai babilonesi nel 586 a.C.

Il Primo Libro delle Cronache fu scritto da un punto di vista sacerdotale (probabilmente da quello dello scriba Esdra). In questo libro viene enfatizzato il ruolo di Davide nello stabilirsi del culto di Israele e la necessaria ubbidienza a Dio per ricevere le sue benedizioni.

Il Secondo Libro delle Cronache descrive il regno di Salomone, il tempio che fece costruire e il culto che aveva luogo in quel tempio. Gli ultimi capitoli (2 Cron 10-36) sono dedicati alla storia della Giudea.

Il libro di Esdra racconta il ritorno degli ebrei dalla Babilonia sotto il comando di Zorobabele e il loro culto nel nuovo tempio. Gli ultimi quattro capitoli (Esdra 7-10) descrivono il ritorno del secondo gruppo di esiliati e le riforme religiose promosse da Esdra.

Neemia tornò con il terzo gruppo di esiliati e aiutò a ricostruire le mura di Gerusalemme. Dopo che Esdra lesse pubblicamente la legge (il Pentateuco), il popolo confessò di aver disobbedito a Dio e promise di ubbidire in futuro. Questi furono gli ultimi eventi storici riportati nell’Antico Testamento.

Il libro di Ester racconta la storia di una ragazza ebrea, di nome Ester, che divenne Regina di Persia e che riuscì a fermare una congiura che avrebbe eliminato il popolo ebraico. La festività di Purim celebra la liberazione di Israele avvenuta grazie alla fedeltà di Ester e alla grazia di Dio.

III. I LIBRI POETICI

I libri poetici dell’Antico Testamento descrivono la sofferenza, il bisogno di lode e il modo in cui poter vivere quotidianamente in relazione con Dio.

Nel libro di Giobbe viene narrata la lotta tra l’esperienza della sofferenza e la fede nell’amore e nella giustizia di Dio. Dio permise a Satana di mettere Giobbe alla prova recandogli afflizione. Nel libro i tre amici di Giobbe cercano di spiegare le ragioni della sua sofferenza, ma solo dopo che Dio parlò a Giobbe, quest’ultimo fu in grado di capire che, nonostante i dispiaceri, doveva continuare ad avere fede nell’amore sovrano di Dio.

Il libro dei Salmi raccoglie i canti di Israele. Questo contiene, infatti, cantici sacri, poesie e preghiere scritte da Davide, Salomone e altri autori. Le poesie descrivono i vari sentimenti degli autori: gratitudine, gioia, dolore e sofferenza.

Il libro dei Proverbi è il miglior esempio di letteratura sapienziale della Bibbia. Il tema del libro è espresso nel verso “Il timore del Signore è il principio della scienza” (Proverbi 1:7). Questo libro pratico ci insegna come mostrare ubbidienza a Dio nei comportamenti che adottiamo verso gli altri.

Ecclesiaste esamina tutto ciò che la vita ci offre. L’autore scopre che una vita senza Dio non ha senso e ci esorta a temere Dio e a ubbidirgli. Solo così facendo riusciremo a trovare soddisfazione e a dare uno scopo alla nostra vita.

Il Cantico dei Cantici è una poesia che esprime la bellezza dell’amore tra un uomo e una donna. Dio vuole che questo amore sia parte naturale del matrimonio nella perfezione della sua creazione.

IV. I PROFETI MAGGIORI

In questo contesto, l’aggettivo “maggiore” fa riferimento alla lunghezza dei libri e non alla loro importanza. Per mezzo dei profeti maggiori, Dio avvisò Israele che l’avrebbe giudicata se non si fosse allontanata dal peccato e se non avesse cominciato a onorarLo e a ubbidire. Questi profeti vissero negli anni tra il 740 e il 540 a.C.

Isaia profetizzò dal 740 al 680 a.C. e le sue profezie sono quelle a cui si fa maggior riferimento nel Nuovo Testamento. I primi trentanove capitoli di Isaia contengono un certo numero di poesie profetiche che descrivono l’imminente giudizio di Dio su Israele e sulle altre nazioni. Durante il ministero di Isaia il Regno del nord venne occupato dagli assiri. Anche la Giudea fu sottoposta a diverse minacce (Isaia 36-37), ma Dio protesse miracolosamente il suo popolo. Isaia 40-66, a volte chiamato il Libro del Conforto, descrive il ritorno degli esiliati dalla Babilonia, la venuta del Messia e l’eterna salvezza che Dio dona al suo popolo.

Geremia fu l’ultimo profeta che Dio mandò in Giudea prima che questa venisse sconfitta da Babilonia e prima della distruzione di Gerusalemme. Geremia annunciò l’arrivo del giudizio di Dio ed esortò il popolo a pentirsi e a sottomettersi a Lui.

Lamentazioni è un cantico funebre (scritto probabilmente da Geremia) che descrive la distruzione di Gerusalemme. Nonostante il profondo cordoglio per la caduta della città, il profeta sapeva che il giudizio di Dio era una conseguenza del peccato del popolo, che viene esortato a pentirsi e a ricordare l’infallibile compassione di Dio.

Ezechiele venne portato a Babilonia nel 597 a.C come prigioniero. Qui profetizzò l’incombente distruzione di Gerusalemme, che avvenne nel 586 a.C., e il giudizio di Dio verso le altre nazioni. Ezechiele enfatizza l’autorità di Dio su tutti i popoli e tutte le nazioni e predice una nuova alleanza in cui Dio darà un cuore nuovo al popolo di Israele, che, inoltre, riceverà il dono dello Spirito Santo.

Daniele, anche lui mandato in esilio a Babilonia, servì presso la corte del re, rimanendo sempre fedele a Dio. Le sue visioni descrivono la trionfante realizzazione futura del piano di redenzione di Dio per la storia. Daniele predice il ritorno dall’esilio, l’arrivo del Messia e altri eventi futuri.

V. I PROFETI MINORI

I profeti minori sono dodici e scrissero dall’800 fino al 400 a.C., un lasso di tempo suddivisibile in tre periodi: il periodo del potere assiro (Osea, Gioele, Amos, Obadia, Giona e Michea), il periodo del declino dell’ Assiria (Naum, Abacuc, Sofonia) e il periodo dopo l’esilio (Aggeo, Zaccaria e Malachia). Questi scritti sono chiamati minori perché più brevi di quelli dei profeti maggiori, ma non sono da considerarsi di secondaria importanza.

Osea scrisse negli ultimi giorni del regno del nord, prima della schiavitù in Assiria. Osea paragona l’infedeltà di sua moglie all’infedeltà di Israele nei confronti di Dio, suo Signore e Sposo. Inoltre, proclama l’amore di Dio e la Sua compassione per Israele, Sua sposa, e il suo desiderio di pentimento.

Gioele, un profeta della Giudea, paragona l’invasione delle cavallette al Giorno del Signore, quando Dio giudicherà tutti gli uomini. Gioele incita al pentimento e promette che un giorno Dio diffonderà il suo Spirito su ogni persona.

Amos, proveniente dal Regno di Giuda, fu mandato da Dio per profetizzare contro il regno del nord, all’apice del proprio potere sotto il comando di Geroboamo II. Amos accusa i ricchi del maltrattamento dei poveri, condanna il fatto che la loro devozione verso Dio venga mostrata solo a un livello esteriore e quindi superficiale, predice inoltre il futuro giudizio che li colpirà.

Abdia predice il giudizio di Dio nei confronti della nazione di Edom, la popolazione che discendeva da Esaù. Nel passato questa nazione perseguitò Israele, ma in futuro Israele sarà salvata, stabilendo il trionfo del regno di Dio.

Giona, un contemporaneo di Amos, fu mandato da Dio per esortare la popolazione di Ninive al pentimento. Ninive, la capitale dell’Assiria, era la principale nemica di Israele. Grazie alla predicazione di Giona, la popolazione della città si pentì. Questo evento fece capire a Giona che Dio ama tutti i popoli, non solo Israele.

Michea profetizza la caduta del Regno del Nord e il futuro giudizio verso il Regno di Giuda. Michea predice anche che la venuta del Messia riporterà a Sion la sua gloria perduta.

Naum predice la caduta di Ninive, la capitale dell’Assiria, risultato del giudizio di Dio verso la sua crudeltà. La profezia si realizzò nel 612 a.C., quando l’ Assiria cadde nelle mani di Babilonia.

Abacuc, un profeta del Regno di Giuda, apprese che Dio avrebbe usato Babilonia per punire il malvagio Regno di Giuda, e successivamente avrebbe giudicato anche Babilonia. Abacuc giunse alla conclusione che qualsiasi cosa fosse accaduta, non avrebbe mai smesso di credere nell’amore e nella fedeltà infallibili di Dio.

Sofonia fu profeta a Gerusalemme durante il regno di Giosia e annunciò la venuta del Giorno del Signore, giorno in cui Dio avrebbe punito il Regno di Giuda e le nazioni, e profetizzò la ristorazione futura di Israele.

Aggeo, contemporaneo di Zaccaria, incoraggia gli ebrei tornati dall’esilio a terminare la ricostruzione del tempio. Aggeo promette che Dio riempirà di nuovo il tempio con la sua gloria, proprio come aveva fatto al tempo di Salomone.

Zaccaria, tornato dall’esilio, ha delle visioni apocalittiche (Zacc 1:7-6:8) che incoraggiano il popolo di Dio a portare a termine la costruzione del tempio. Gli ultimi capitoli del libro (Zaccaria 9-14) sono visioni della futura venuta del Messia, il rifiuto da parte del suo popolo e la sua vittoria finale.

Malachia rimprovera l’infedeltà idolatrica degli ebrei e li sollecita a tornare a Dio e a ubbidire la Sua legge. Malachia predice l’arrivo del Messia, che purificherà il suo popolo dal peccato.

IL NUOVO TESTAMENTO

I. I VANGELI

I primi quattro libri del Nuovo Testamento narrano la vita di Cristo: il suo ministero, la sua morte e la sua resurrezione. Ogni vangelo racconta la vita e il ministero di Gesù da un determinato punto di vista, per un certo tipo di pubblico e per uno scopo particolare. I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono detti Sinottici (visti insieme), perché molti eventi e insegnamenti sono comuni a tutti e tre, mentre alcuni eventi e discorsi riportati nel vangelo di Giovanni non appaiono negli altri.

Matteo scrisse il suo vangelo per i lettori ebrei, per mostrare come Gesù porti a compimento la profezia dell’Antico Testamento, provando così che Egli è il promesso Messia e Re.

Marco è il vangelo più breve, fu scritto per i gentili e include anche materiale ricevuto da Pietro. Questo vangelo è una narrazione veloce e vivida del ministero di Gesù, dal suo battesimo fino alla sua resurrezione, ed enfatizza le azioni di Gesù rispetto ai suoi insegnamenti.

Luca era un medico gentile che scrisse il vangelo per i gentili istruiti, forse per coloro che erano stati assegnati alle sinagoghe, ma che non si erano ancora convertiti al giudaismo. Il racconto della vita di Gesù riportato da Luca è completo e ordinato cronologicamente, e ha inizio con la nascita di Gesù e termina con la sua ascensione.

Il vangelo di Giovanni, che si ritiene esser stato scritto dall’apostolo Giovanni, è più riflessivo degli altri e si focalizza sulla personalità di Gesù in quanto Cristo, il figlio di Dio. Giovanni scrisse il vangelo affinchè i suoi lettori credano che Gesù è il Cristo e abbiano la vita eterna in suo nome (20:30-31). Il vangelo di Giovanni include dettagli che non sono riportati negli altri vangeli.

II. LA STORIA

Il libro degli Atti degli Apostoli fu scritto da Luca come secondo volume della sua opera Luca-Atti. Questo libro riporta la storia della prima chiesa e il modo in cui si sviluppò partendo da un gruppo di discepoli intimoriti, fino ad arrivare alla formazione di un gruppo di credenti sparsi in tutto l’Impero Romano. Principalmente Luca racconta l’opera di Pietro con gli ebrei, e di Paolo con i gentili.

III. LE EPISTOLE

Le ventuno lettere del Nuovo Testamento furono scritte da cinque o sei autori a singole chiese, a gruppi di chiese o a singoli individui. Gli autori sono Giacomo, Giovanni, Giuda, Paolo, Pietro e l’autore della lettera agli Ebrei. Paolo scrisse il maggior numero di lettere (circa tredici o quattordici), e in queste incluse molti insegnamenti della fede cristiana, così come incoraggiamenti per mettere in pratica questa fede nella vita quotidiana.

La Lettera ai Romani è uno dei libri più importanti della Bibbia perché spiega in modo comprensivo il piano di Dio riguardo la salvezza degli ebrei e dei gentili (1:16-17). Nella lettera ai Romani Paolo insegnò le grandi dottrine del cristianesimo in modo sistematico.

La Prima Lettera ai Corinzi venne scritta da Paolo alla chiesa di Corinto durante il suo terzo viaggio missionario. La chiesa di Corinto era afflitta da problemi riguardanti la condotta cristiana. Paolo enfatizza il bisogno dei corinzi di crescere nella santità, per arrivare a una personalità santa a immagine di Dio.

La Seconda Lettera ai Corinzi è la risposta di Paolo alle accuse che falsi maestri avevano mosso contro di lui. In questa epistola, qualificata da un forte carattere personale, Paolo difende il suo apostolato e incita i corinzi a prepararsi per la sua prossima visita, a completare la colletta per la chiesa a Gerusalemme e ad affrontare i falsi profeti.

La Lettera ai Galati, scritta da Paolo alle chiese dell’Asia Minore, ricorda ai nuovi cristiani che la salvezza viene solo attraverso la fede in Gesù Cristo, non dall’ubbidienza alla legge cerimoniale ebraica, come veniva erroneamente insegnato da alcuni. Paolo incita i suoi lettori a condurre una vita guidata dallo Spirito, che dimostra il frutto dello Spirito.

Nella Lettera agli Efesini, rivolta probabilmente a un gruppo di chiese dell’Asia Minore, inclusa quella di Efeso, Paolo pone l’attenzione sulla dottrina dell’unione con Cristo e su quella della chiesa come corpo di Cristo. Paolo incoraggia i cristiani a raggiungere l’unità nelle questioni pratiche e dottrinali, dicendo la verità nell’amore e opponendosi a Satana, il nemico dei cristiani.

La Lettera ai Filippesi è una lettera gioiosa rivolta alla chiesa di Filippi. Qui l’autore ringrazia i filippesi dei doni ricevuti e li incoraggia a resistere con forza alle persecuzioni. Inoltre, facendo riferimento all’umiltà di Cristo e al fatto che Egli abbia sofferto per loro, li esorta a gioire con lui nel Signore.

La Lettera ai Colossesi fu scritta alla chiesa di Colosse per correggere due falsi insegnamenti: 1) l’enfasi ebraica sulla legge cerimoniale e sulle festività e 2) un filone filosofico che sosteneva di possedere una conoscenza segreta e l’adorazione degli angeli. In opposizione al vuoto della filosofia umana, Paolo enfatizza la completa sufficienza di Cristo: solo Lui merita la nostra adorazione e la nostra ubbidienza.

La Prima Lettera ai Tessalonicesi è una delle prime lettere di Paolo e fu scritta ad una chiesa da lui stesso fondata durante il suo secondo viaggio missionario. In questa epistola Paolo incoraggia i giovani cristiani perseguitati affinché conducano delle vite devote a Dio, e corregge alcune delle loro false idee, come quelle riguardo la seconda venuta di Cristo.

La Seconda Lettera ai Tessalonicesi fu scritta poco dopo la prima e tratta gli stessi argomenti. Paolo incoraggia i tessalonicesi a rimanere fedeli a Cristo, anche nelle persecuzioni, e fornisce ulteriori insegnamenti riguardo l’escatologia (lo studio del fine ultimo dell’umanità e dell’universo). Descrive l’apostasia che precederà la venuta di Cristo e incoraggia i tessalonicesi a rimanere fermi nella fede.

Le Lettere Pastorali: La Prima e la Seconda Lettera a Timoteo e a Tito sono chiamate lettere Pastorali perché contengono gli incoraggiamenti e le istruzioni di Paolo per Timoteo e Tito, responsabili delle chiese di Efeso e di Creta.

La Prima Lettera a Timoteo è una lettera personale riguardante l’amministrazione della chiesa di Efeso. Risale al periodo tra la prima e la seconda prigionia di Paolo. Include una discussione riguardo i requisiti per gli anziani, le istruzioni per la conduzione del culto e avvertimenti sui falsi maestri.

La Seconda Lettera a Timoteo, scritta in prigionia, è l’ultima lettera conosciuta di Paolo. Qui egli incoraggia Timoteo a rimanere fedele nonostante le crescenti persecuzioni e i falsi insegnamenti, a continuare a proclamare una sana dottrina e a condurre una vita santa.

Tito riceve istruzioni da Paolo per i responsabili della chiesa e avvertimenti riguardo i falsi profeti che proclamavano di conoscere Dio, ma lo negavano attraverso le loro azioni. Paolo enfatizza la necessità che i credenti conducano delle vite sante (santificazione).

Filemone nella lettera di Paolo a lui indirizzata viene incoraggiato ad accettare il ritorno del suo schiavo Onèsimo che era fuggito ma che ora era diventato suo fratello in Cristo.

La Lettera agli Ebrei ha un autore tuttora sconosciuto anche se ci sono diverse ipotesi su chi l’abbia scritta (Barnaba, Apollo, Priscilla). Questa lettera, indirizzata agli ebrei cristiani, ricorda loro che Cristo è più grande degli angeli, di Mosè, dei sacerdoti dell’Antico Testamento e della Legge, Gesù è la rivelazione più grande di Dio. L’autore sottolinea l’importanza di rimanere fedeli all’impegno preso con Cristo anche durante le persecuzioni.

Giacomo era probabilmente il fratello di Gesù, egli ricorda ai cristiani che dire di appartenere a Cristo non è abbastanza, bisogna vivere e comportarsi in modo adeguato. La vera fede che salva produce azioni cristiane.

La Prima Lettera di Pietro si presenta come un messaggio di speranza e incoraggia i cristiani, in preda alla sofferenza causata dalle persecuzioni, a vivere una vita santa, sapendo che la loro salvezza è certa, e a ricercare la gloria che deve essere rivelata.

La Seconda Lettera di Pietro è più generica rispetto alla prima e avvisa i cristiani del pericolo dei falsi insegnamenti all’interno della chiesa, li incoraggia nella loro crescita cristiana e li esorta a rimanere vigili perchè Cristo tornerà.

La Prima Lettera di Giovanni assicura ai credenti della verità dell’incarnazione e li avvisa riguardo ai falsi maestri che si definiscono perfetti (anche se immorali) e che predicano che Gesù non sia veramente un uomo. Giovanni mette in risalto la necessità che i cristiani mostrino amore per Dio e per il prossimo.

La Seconda Lettera di Giovanni è indirizzata a una chiesa o a una donna in particolare e incoraggia i cristiani ad amarsi e ad essere consapevoli dell’esistenza dei falsi maestri.

La Terza Lettera di Giovanni elogia Gaio , uno dei responsabili della chiesa, per aver ospitato dei maestri della chiesa in viaggio mandati da liu stesso, mentre un altro responsabile, Diotrefe aveva respinto sia Giovanni che questi maestri.

La Lettera di Giuda fu scritta probabilmente da uno dei fratellastri di Gesù. Giuda mette in guardia i suoi lettori dal prestare attenzione ai falsi maestri che insegnano che essere salvati dalla grazia significa che si può vivere come si vuole. Giuda esorta i cristiani a vivere nell’amore di Dio fino al ritorno di Cristo.

L’Apocalisse di Giovanni è l’ultimo libro della Bibbia e l’unico esclusivamente profetico del Nuovo Testamento. Questo libro, infatti, appartiene alla letteratura apocalittica in quanto Giovanni riceve questo messaggio per mezzo di una visione. Egli incoraggia i cristiani a rifiutare di arrendersi alle pressioni esterne. Nel confronto finale tra Dio e Satana, i cristiani devono resistere alle persecuzioni di Satana, sapendo che riceveranno giustizia al ritorno di Cristo, che sconfiggerà i malvagi, stabilirà il suo Regno, e inaugurerà nuovi cieli e nuova terra.


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